
Osservo,
il
tuo corpo
ricurvo
sul mio.
Penso,
all’ingorda belva
ch’è
in
noi.
Osservo
la tua
amorevole lingua,
che
con
libidinosa ossessione
accarezza
il mio
glande,
e
subito dopo
libra attorno
al mio
scettro,
esibendosi
in una
iniziatica e frenetica
danza
di
animale richiamo,
come a voler
esortare
gli arcani
possessi sensi
del
Possesso.
Penso,
al
serpente
della
lussuria
che
sibila
in noi.
Osservo,
dall’ interrotta indifferenza,
della mia
esperienza,
il mio
turgido risveglio.
Penso,
alle nostre
rinnovate primavere
senza
età.
Osservo,
con
orgoglio
la mia
tesa fierezza.
Penso,
al mio
divenire uomo
e
al tuo
divenire donna.
Ascolto,
l’avido sciacquio
della tua
bocca predatrice.
Penso
ai nostri
gonfi suoni
di
sesso.
Annuso,
l’oppio
dei tuoi
istinti
non
repressi,
percepisco
i
chiusi e forti
odori
delle
nostre carni.
Osservo,
la mia
libera bramosia
del
dare e avere,
che
mi
rende cieco
dinanzi
la
fine
del mio
abisso.
Improvvisamente,
l’incontenibile desiderio
di
versare,
su ed in
Lei,
una parte
di me,
rompe
gli
argini
della mia
volontà.
Arrendevolmente,
intravedo
tra
l’intensa nebbia
del piacere,
il suo
compiaciuto deglutire
e
il suo
realizzato sguardo,
mentre
la
burrea lingua
stenta
a
rimuovere
l’ultima goccia
di
felicità.