Io Tuareghdelle mie
fuggevoli esistenze.
Vestito
di
soli panni,
tessuti
dalla
ruvida volontà d’intendimento,
inumidisco
le arse labbra
nell’oasi
dell’Ascolto e dell’Osservazione.
Acquieto
la
forte sete
della
Conoscenza,
che
del mio
peregrinar
è
il
reale sprono.
Io
Tuaregh
delle mie
fuggevoli esperienze.
Rifuggo
tra le
ombre dei palmeti.
Osservo,
esausto,
il
rigenerare
della mia mente,
che
lentamente sfuma
dal
proprio
vincolo carnale,
scindendosi
libera
dalle
regole terrene.
Innumerevoli frammenti
di
puro pensiero,
come
raggi di Sole,
dipartono
e
librano
sempre più
dal loro
luminescente nucleo,
alla ricerca
di
spazi e tempi,
ancora
ignoti.
Io
Tuaregh
delle mie
fuggevoli esistenze.
Provo,
ancor
adolescenti emozioni,
innanzi
a
senili esperienze
ma vengo
ancor
illuso
dall’allettante miraggio
di una
fresca conquista
della
soggettiva realtà.
Io
Tuaregh
delle mie
fuggevoli esperienze,
che
all’amaro destare
mi brucia
la consapevolezza
della mia
natura umana,
poiché
dalle
piaghe della pelle
n’esco sconfitto,
ma
anche più saggio.
Osservo
il
reale valore
della
mia conquista,
ch’è
un’altra
momentanea ed ultima
illusione,
dal sapore di dattero.
Io
Tuaregh
delle mie
fuggevoli esperienze.
Fedele compagno
della
propria solitudine,
attraverso
il
duro e caotico
deserto,
affidando
il
sereno e nomade
passo,
alla
saggezza
della
Buona Stella.
Unica e certa
Amica,
dell’errante,
che
nella guida
della
sua luce,
ha
trovato e troverà
sempre
il rassicurante
faro
del
suo arrivare
e
lo stimolante
impulso
del
suo ripartire.
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