sabato 11 novembre 2006

Il Paesaggio

Passeggiando nella valle vedevo le cime dei suoi monti, che immobili osservavano.
Arrivai sulle vette dei monti, vedevo la loro valle, che immobile osservava.
Dinanzi a quello che doveva essere il naturale cammino, il fardello del mio peso mi umiliava sempre più.
Oramai logoro e privo di energia per la forzata sopravvivenza, abbandonai ogni forma di resistenza, ritrovandomi dinanzi all’apparenza di quello che realmente restava di me: finalmente ero e non ero.
Immerso nella pienezza del silenzio, il cuore distese i suoi petali al Sole.
Abbracciandomi mi cullava nell’oblio delle sue accecanti e caldi braccia, facendo dilatare la sofferente nebbia dei miei desideri e sciogliere le geometriche figure di gelida brina dei miei pensieri.

Abbandonato nel qui ed ora del tutto, proseguii l’arrendevole cammino con il paesaggio, e nel silenzio ci osservammo e ci contenemmo. Oramai totalmente arreso, iniziai amorevolmente a dissolvermi in esso.
Quella dolce esperienza diretta mi fece esplodere la consapevolezza di essere una piccola ed importante parte dell’universale ed assoluta esistenza.
Sentii da quel momento il solenne diritto e dovere di vivere.
Volontà che fin troppo avevo umiliato e non celebrato, poiché la realtà di un granello di sabbia è spesso sorretta dall’illusione della vastità del proprio deserto, che non lo fa guardare oltre il miraggio.
Da allora il mio cuore si aprì ed iniziò ad osservare i miei passi, ad ascoltare il mio respiro, divenendo sempre più il paesaggio dove l’uomo, i monti e la valle, nel qui ed ora, sono una sola cosa.

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