Passeggiando nella valle vedevo le cime dei suoi monti, che immobili osservavano.
Arrivai sulle vette dei monti, vedevo la loro valle, che immobile osservava.
Dinanzi a quello che doveva essere il naturale cammino, il fardello del mio peso mi umiliava sempre più.
Oramai logoro e privo di energia per la forzata sopravvivenza, abbandonai ogni forma di resistenza, ritrovandomi dinanzi all’apparenza di quello che realmente restava di me: finalmente ero e non ero.
Immerso nella pienezza del silenzio, il cuore distese i suoi petali al Sole.
Abbracciandomi mi cullava nell’oblio delle sue accecanti e caldi braccia, facendo dilatare la sofferente nebbia dei miei desideri e sciogliere le geometriche figure di gelida brina dei miei pensieri.
Abbandonato nel qui ed ora del tutto, proseguii l’arrendevole cammino con il paesaggio, e nel silenzio ci osservammo e ci contenemmo. Oramai totalmente arreso, iniziai amorevolmente a dissolvermi in esso.
Quella dolce esperienza diretta mi fece esplodere la consapevolezza di essere una piccola ed importante parte dell’universale ed assoluta esistenza.
Sentii da quel momento il solenne diritto e dovere di vivere.
Volontà che fin troppo avevo umiliato e non celebrato, poiché la realtà di un granello di sabbia è spesso sorretta dall’illusione della vastità del proprio deserto, che non lo fa guardare oltre il miraggio.
Da allora il mio cuore si aprì ed iniziò ad osservare i miei passi, ad ascoltare il mio respiro, divenendo sempre più il paesaggio dove l’uomo, i monti e la valle, nel qui ed ora, sono una sola cosa.
Arrivai sulle vette dei monti, vedevo la loro valle, che immobile osservava.
Dinanzi a quello che doveva essere il naturale cammino, il fardello del mio peso mi umiliava sempre più.
Oramai logoro e privo di energia per la forzata sopravvivenza, abbandonai ogni forma di resistenza, ritrovandomi dinanzi all’apparenza di quello che realmente restava di me: finalmente ero e non ero.
Immerso nella pienezza del silenzio, il cuore distese i suoi petali al Sole.
Abbracciandomi mi cullava nell’oblio delle sue accecanti e caldi braccia, facendo dilatare la sofferente nebbia dei miei desideri e sciogliere le geometriche figure di gelida brina dei miei pensieri.
Abbandonato nel qui ed ora del tutto, proseguii l’arrendevole cammino con il paesaggio, e nel silenzio ci osservammo e ci contenemmo. Oramai totalmente arreso, iniziai amorevolmente a dissolvermi in esso.
Quella dolce esperienza diretta mi fece esplodere la consapevolezza di essere una piccola ed importante parte dell’universale ed assoluta esistenza.
Sentii da quel momento il solenne diritto e dovere di vivere.
Volontà che fin troppo avevo umiliato e non celebrato, poiché la realtà di un granello di sabbia è spesso sorretta dall’illusione della vastità del proprio deserto, che non lo fa guardare oltre il miraggio.
Da allora il mio cuore si aprì ed iniziò ad osservare i miei passi, ad ascoltare il mio respiro, divenendo sempre più il paesaggio dove l’uomo, i monti e la valle, nel qui ed ora, sono una sola cosa.

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